
13 Mar Taggare tutti sui social? Un errore per la tua cantina!
La tua cantina ha una pagina e taggi tuoi follower ad ogni post che pubblichi
Taggare sui social i propri follower in massa quando si pubblicano dei post è una pratica sempre più consolidata dagli amministratori di pagine. E soprattutto nel settore vinicolo questa prassi è diventata dilagante. L’idea alla base di base è semplice: aumentare la visibilità dei contenuti e stimolare l’interazione degli utenti. Ma funziona davvero? Vediamo.
In realtà questa abitudine genera fastidio e frustrazione negli utenti che la percepiscono come comportamento invasivo. Nasce come un tentativo di coinvolgimento e si trasforma in spam, con conseguenze dannose per l’immagine della pagina.
Perché il tagging eccessivo è un errore?
✔️Irrita gli utenti: nessuno ama ricevere notifiche inutili. Essere taggati senza motivo può portare le persone a ignorare i post o, nel peggiore dei casi, a smettere di seguire la pagina.
✔️ Abbassa il coinvolgimento reale: taggare chiunque, senza un criterio, può generare interazioni forzate o di bassa qualità. I social premiano contenuti che ricevono coinvolgimento autentico.
✔️Rovina la reputazione del brand: una strategia invasiva fa percepire la pagina come poco professionale o disperata di attenzione. Meglio costruire una community con contenuti di valore, piuttosto che forzare l’interazione.
❌ Possibili limitazioni imposte dai social
Facebook e Instagram utilizzano algoritmi avanzati per individuare comportamenti spam e penalizzarli. Se una pagina tagga continuamente troppi utenti senza un motivo valido, potrebbero verificarsi le seguenti conseguenze:
Riduzione della visibilità organica → L’algoritmo potrebbe considerare la pagina come “spammy” e ridurre la portata dei post, facendo sì che meno utenti li vedano nel feed.
Restrizioni temporanee → Facebook e Instagram possono bloccare temporaneamente la funzione di tagging se rilevano un uso anomalo. In alcuni casi, anche il commento con il tag può essere limitato.
Segnalazioni e perdita di follower → Gli utenti infastiditi potrebbero segnalare il post o la pagina, portando a una revisione da parte della piattaforma. Inoltre, il continuo tagging potrebbe spingerli a smettere di seguire la pagina.
Ban o sospensione dell’account → In casi estremi, se una pagina persiste in comportamenti considerati come spam, il social potrebbe sospendere o bannare l’account.
La soluzione?
Il tagging può essere efficace se usato con criterio:
➡Menzionare solo utenti realmente coinvolti nel contenuto (ad esempio, chi ha partecipato a un evento organizzato in cantina).
➡Utilizzare il tagging per creare connessioni genuine, non per “sparare nel mucchio”.
➡Puntare su contenuti interessanti che stimolino le interazioni in modo spontaneo, sfruttare altri strumenti, come sondaggi, quiz o post interattivi.
Il coinvolgimento di un pubblico sui social si costruisce con autenticità e valore. Se vuoi una community attiva e partecipe, concentrati su quello che è il tuo servizio/prodotto non su quanti nomi puoi taggare.
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